di Enrico Agnessi, Il Resto del Carlino Imola – 3/1/23
Passano da Imola le sfide che il Governo sarà chiamato ad affrontare nel 2023. Erano quasi in duecento, l’altra sera sotto la Galleria del centro cittadino, i simpatizzanti e i militanti di Fratelli d’Italia presenti a un’iniziativa con i vertici territoriali del partito di Giorgia Meloni. Accolti da Nicolas Vacchi, capogruppo in Consiglio comunale, si sono visti infatti Galeazzo Bignami, viceministro alle Infrastrutture, e il senatore Marco Lisei. Con loro anche Diego Baccilieri e Stefano Cavedagna, capigruppo rispettivamente in Città metropolitana e in Consiglio comunale a Bologna.
«Le opposizioni alla Camera hanno voluto svolgere un’azione ostruzionistica su un tema per loro centrale – ricostruisce Bignami –. Quale tema? Non la difesa dei lavoratori o delle fasce più deboli della popolazione, ma il diritto di sballarsi abusivamente in capannoni fatiscenti organizzando rave. Mi chiedo come faccia il Pd ad avere ancora il 15-16% di elettori che lo votano: ormai è totalmente scollato dalla realtà dei fatti».«È deprimente – continua Bignami – vedere queste persone che, da quando sono all’opposizione, hanno pronte tutte le ricette del caso dopo aver governato per anni senza fare nulla. Loro fanno parte problema, non sono la soluzione. Hanno consentito al sistema della tecnocrazia di tracimare, ma adesso è finita l’era dei tecnici. Ora è la politica che decide. E una politica di destra fa scelte di destra».Nella lettura di Bignami, Imola guidata dal centrosinistra fa parte di quelli che il viceministro definisce «territori che si sono emarginati da soli, mettendosi ai confini di partiti ormai del tutto marginali». Partiti che, è sempre il pensiero del viceministro, «ancora non si rendono conto di come con il loro auto-referenzialismo stiano spingendo le comunità che dovrebbero rappresentare fuori da quell’Italia che, con questo governo, sarà divisa tra chi lavora e produce e chi invece vorrebbe andare avanti tra assistenzialismo e rendite di posizione». Rendite di posizione che però, prosegue Bignami, «sono finite». E dunque «o si va a lavorare o si rimane indietro». E questo, conclude il viceministro, «vale per chi ha governato, per chi vorrebbe rimanere in poltrona a ricevere il reddito di cittadinanza o per chi sogna di prendere voti senza lavorare».
Prima di Bignami, la parola era andata a Vacchi, che ha puntato il dito contro un’amministrazione locale nella quale «il sindaco ultimamente ha tirato la giacchetta al governo Meloni in quanto a suo dire non avrebbe fatto abbastanza per imprese e famiglie. Questo esecutivo – ribatte però il referente locale di FdI – ha fatto sì che le speranze di molti possano iniziare a diventare realtà attraverso una manovra che consentirà di aiutare chi è più in difficoltà».
Stessa linea da parte del senatore Lisei, secondo il quale Meloni è una presidente del Consiglio «di cui andare orgogliosi. La manovra non è perfetta, ma siamo in una situazione complessa», osserva il parlamentare di FdI, che al pari di Bignami rivendica il taglio del cuneo fiscale, i fondi alla sanità, l’innalzamento del limite per la flat tax e il forte ridimensionamento del reddito di cittadinanza. «Non bastano pochi mesi per portare avanti un programma di cinque anni – prosegue Lisei –, ma ci sono i segnali che i prossimi cinque anni siano completamente diversi dal passato». Il tutto «anche in territori martoriati dal centrosinistra come questo, territori i cui cittadini – conclude il senatore di FdI – meritano di più»