“London Bridge is down”.
Un telefono squilla, e sommessamente il primo ministro del Regno Unito, designato solo ieri, risponde e ascolta il segretario privato di Sua Maestà: “Il Ponte di Londra è crollato”.
Con questo segnale in codice giovedì 8 settembre 2022 è stata annunciata la morte di Sua Maestà Elisabetta II, Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord
e degli altri Reami del Commonwealth, Signore di Man, Capo Supremo della Chiesa di Inghilterra.
Una storia che tanti ritenevano infinita, rimane tale nei cuori della gente, una storia però che termina sotto il peso dell’umanità di una donna straordinaria, che ha scritto un secolo di storia britannica, europea, universale.
Oltre alla nuova premier, anche un ristretto numero di funzionari ha ricevuto la medesima notizia, a partire dalla quale si è dato inizio all’esecuzione delle’operazione “London Bridge”, nome in codice del piano per il funerale della Regina Elisabetta II del Regno Unito.
Un protocollo strettissimo, che prevede che dopo aver avvisato la famiglia reale ed il premier, è stato quest’ultimo a dare l’annuncio luttuoso all’ufficio del consiglio privato, che sovrintende il lavoro dell’esecutivo inglese per conto del monarca.
Tocca poi darne conoscenza all’ufficio del ministero degli Esteri, che in UK è il Segretario di Stato per gli affari esteri, del Commonwealth e dello sviluppo del Regno Unito, che comincerà a comunicare la notizia ai governi dei 51 Stati membri del Commonwealth delle Nazioni, del quale la regina è ufficialmente il capo, più precisamente si darà l’annuncio dapprima a 15 Paesi seguono poi i rimanenti 36 Stati.
Ore 18.32 di Greenwich: l’annuncio al popolo di madrepatria, di oltremare e di tutte le nazioni del mondo, due funzionari vestiti di nero a lutto escono da Buckingham Palace e applicano il bollettino alla cancellata di ferro battuto: “The Queen died peacefully at Balmoral this afternoon. The King and The Queen Consort will remain at Balmoral this evening and will return to London tomorrow.”
Nella nota emerge che la regina è morta serenamente a Balmoral, questo pomeriggio. Poi si aggiunge una informazione che appare incidentale, quasi inutile: “il Re e la Regina Consorte staranno a Balmoral questa sera e torneranno a Londra domani”.
La frase quasi irrilevante ha un significato implicito perentorio e chiaro: senza indugi la Corona non è mai vacante, va avanti, il Re c’è già, è Calro III, nato Mountbatten-Windsor e la Regina Consorte, già definita così in una nota di Elisabetta, è Camilla Shand Parker Bowels Duchessa di Cornovaglia.
Tutta la ristretta famiglia reale, membri maggiori, aveva già raggiunto Balmoral, mancava la Duchessa di Cambridge per adempimenti scolastici dei tre figli del principe William.
Scatta quindi il D-Day (Death day), il giorno della morte, ogni giorno successivo sarà seguito dal progressivo numerico, “D+1”, “D+2”, “D+3”, fino al “D+10”.
In dieci minuti totali, le bandiere a mezz’asta a Whitehall.
La famiglia reale annuncia il funerale svolto liturgicamente al decimo giorno.
Il primo ministro parla alla nazione per primo fra i membri di governo, gli altri possono solamente seguire.
Il ministro della difesa ha il dovere di gestire il commiato ed un minuto di silenzio nazionale.
La Chiesa di Inghilterra non può mancare all’appuntamento con una commemorazione alla Cattedrale anglicana di Saint Paul in Londra.
Il nuovo Re ha ricevuto a udienza il primo ministro.
Da ultimo il nuovo Re parla alla nazione e al mondo.
Il giorno dopo, primo successivo alla morte, i vertici di governo sono convocati alla riunione di Saint James Palace, il palazzo reale voluto dal controverso Enrico VIII mezzo millennio fa, e qui si terrà la proclamazione di Carlo quale nuovo Re. Il tutto avviene con solennità e sobrietà: cravatta nera, abiti “del mattino” e divieto assoluto di indossare onorificenze.
La stessa proclamazione viene letta al Royal Exchange nella City of London, fondato nel 1565 da Sir Thomas Gresham come centro per il commercio della città.
Re Carlo III, il nuovo nome del principe Charles Philip Arthur George, riceverà il primo ministro e il gabinetto, il governo ristretto composto oggi da Liz Truss e da 22 ministri di diritto e 8 invitati.
Il Lord Speaker e il Mr Common Speaker sospendono i lavori delle due camere del parlamento per una decade.
Per il D+2, vi erano due opzioni: la morte alla Residenza Reale di Sandringham in Norfolk o quella a Balmoral Castle in Scozia.
Nel primo caso si sarebbe dovuto trasportare la bara della regina infinita alla stazione di Saint Pancras di Londra, con l’accoglienza del premier e del gabinetto. La qual cosa non si è verificata, poiché la regina è morta a Balmoral, nella sua residenza preferita, che la faceva sentire affettivamente vicina alla trisnonna Vittoria.
In questo secondo caso il protocollo rituale azionato prende uno snodo ulteriore e si chiama Operazione “Unicorn”, consistente nel già citato trasporto in treno, oppure Operazione “Overstudy”, consistente nel trasporto via aereo fino alla City.
Il terzo giorno a Westminster Hall il nuovo Re riceve la mozione di condoglianze, segue una visita che scandaglia le nazioni del Regno Unito per assistere a varie Liturgie, i “services”: dapprima va in Scozia e alla Cattedrale di Saint Giles in Edimburgo, continuerà in Irlanda del Nord al Castello di Hillsborough e alla Cattedrale di Sant’Anna a Belfast.
Manca all’appello il Galles, dove il Re Carlo, già “prince of Wales”, si recherà più tardi, il settimo giorno, per incontrare il Parlamento Gallese che esprimerà il cordoglio nazionale, per poi partecipare ad una liturgia nella Cattedrale nel borgo di Llandaff a Cardiff, questa cattedrale è dedicata ai santi Pietro e Paolo, oltre ai tre santi gallesi Dubricio, Teilo e Odoceo.
La visita si conclude inevitabilmente il quarto giorno, seguito, nel quinto dalla Operazione “Lion” consistente nel passaggio della bara da Buckingham Palace a Westminster Palace, qui ha inizio l’Operazione “Piuma”, tre giorni di veglia in cui la bara elevata al centro di Westminster Hall sarà offerta alla preghiera dei fedeli per tutto il giorno, salvo un’ora al giorno. Il sesto giorno vi è una prova generale del rito delle esequie ed il corteo funebre.
L’esposizione del corpo mortale di sua maestà avverrà fino al nono giorno, in cui la famiglia reale (salvo il nuovo Re che per il settimo giorno sarà in Galles) ed altre personalità illustri dell’intero mondo avranno un accesso qualificato a Westminster Hall, comunque aperta ai comuni cittadini.
Il decimo giorno è caratterizzato dallo svolgim dei solenni funerali di Stato. Un ruolo significativo lo ha il Lord Marshall, il Conte Maresciallo.
Chi detiene questo titolo è Edward Fitzalan-Howard, XVIII duca di Norfolk, cattolico peraltro, ed ottavo fra i grandi ufficiali dello Stato, sottoposto al lord gran conestabile e sopra al lord grand’ammiraglio. Egli è responsabile statale dell’organizzazione dei funerali di Stato di Elisabetta II e della conseguente incoronazione del nuovo Monarca nell’Abbazia di Westminster. In situazioni ordinarie peraltro prepara la annuale Cerimonia di apertura del Parlamento del Regno Unito.
Insieme a lui, anche il sovraordinato Lord Gran Ciambellano, il sesto Grand’ufficiale dello Stato, responsabile del palazzo di Westminster e della Camera dei lord, tra i compiti del lord gran ciambellano a corte vi è quello di occuparsi dell’organizzazione di manifestazioni e ricevimenti alla casa reale.
Insieme al lord gran ciambellano, incarico oggi condiviso in quote precise da vari nobili, vi è anche il Lord Ciambellano, un diverso funzionario capo della corte, generalmente responsabile dell’organizzazione delle funzioni di corte e “senior official” di casa reale, si tratta di Andrew Parker, Barone Parker di Minsmere in carica dal 1 aprile 2021.
Ruolo essenziale è poi quello della Chiesa Anglicana che sovrintenderà alla più significativa parte delle funzioni, delle liturgie e delle processioni, che nel rituale anglicano sono definite “service”.
Dovrebbe presiedere il funerale di Stato nella Abbazia di Westminster, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, primate di tutta l’Inghilterra, e massima autorità spirituale della chiesa anglicana, sottoposto solamente al Governatore Supremo che è il Sovrano, dai tempi del famoso scisma del XVI secolo.
Con lui verosimilmente sarà presente il “secondo” primate di Inghilterra, l’arcivescovo di York Stephen Cottrell, e forsanche vi saranno il Vescovo anglicano donna Sarah Mullally vescovo della diocesi di Londra, la più importante tra le diocesi della Chiesa anglicana, nella provincia di Canterbury, e l’Abate della Collegiata di San Pietro in Westminster, più importante luogo di culto della città dopo la Cattedrale di San Paolo.
Proprio nella Abbazia di Westminster, sede delle incoronazioni dei sovrani d’Inghilterra e luogo ove riposano i personaggi anglicani importanti della storia, anche la Regina infinita, Elisabetta la Grande, vedrà celebrato il suo rito funebre, nella solenne forma dei funerali di Stato.
Le campane di Londra suoneranno e alle dodici in punto ci saranno 120 secondi di silenzio nazionale. Due processioni: nella capitale, Londra, e a Windsor, nel Berkshire, ove è il Castello di Windsor, che insieme a Buckingham, altra Residenza ufficiale del Sovrano del Regno Unito.
Al Castello di Windsor si terrà una ulteriore funzione liturgica nella Cappella di San Giorgio e qui la Regina sarà poi sepolta nella King George VI Chapel, luogo commemorativo dedicato al suo amato padre, con cui riposerà per l’eternità.
Con lei, la Regina infinita, la Sovrana più emblematica del mondo, il Monarca dei record, finisce un’era, quella che Winston Churchill, primo dei quindici primi ministri di Elisabetta Alessandra Maria, definì una nuova e prospera era Elisabettiana.
In 96 anni di vita, 70 di regno, con al suo fianco il Principe Filippo Mountbatten, Elisabetta ha vissuto gioie e dolori, amori e guerre, migliaia di record, nella sua longevità imbattibile, fra Papi e Capi di Stato, nell’esercizio degli affari pubblici, nell’eleganza, nell’ordine, nella formazione, nella nobiltà, nella Fede, nell’affetto di familiari e sudditi, nella nazione e nel mondo, con un senso del dovere ed un amore per le istituzioni unico, che lei, ancora principessa, dall’altra parte del mondo, cinque anni prima di diventare regina sintetizzò in quello che oggi a me sembra il suo testamento spirituale perfetto: “Dichiaro innanzi a tutti voi che la mia intera vita, lunga o breve che essa sia, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della grande famiglia imperiale alla quale tutti apparteniamo”.
Dio salvi la Regina!
Dio salvi il Re!
Nicolas Vacchi
8-9 Settembre 2022