di Enrico Agnessi
Non aumenti, bensì semplici “assestamenti” a fronte di una tassa che negli ultimi dieci anni, grazie all’aumento della raccolta differenziata, è però “diminuita per famiglie e imprese”. Il vicesindaco Fabrizio Castellari, delegato al Bilancio nella Giunta del primo cittadino Marco Panieri, inquadra così il ritocco dello 0,44% sul fronte della Tari esaminato ieri in commissione consiliare.
Per il servizio di smaltimento dei rifiuti, il Comune (e dunque i cittadini) pagheranno complessivamente 10 milioni 418mila euro nel 2023 (ma è probabile che la Giunta contesti ad Atersir tale importo ritenendolo troppo alto come ha già fatto negli ultimi anni) contro i 10 milioni 372mila euro del 2022.
Un mini-balzello che, declinato sulle singole utenze, sarà inferiore ai 2 euro per le famiglie e si attesterà invece attorno ai 10 euro per un’attività commerciale di medie dimensioni. In particolare, un nucleo composto da quattro persone che abita in una casa di 100 metri quadrati pagherà quest’anno 297,81 euro contro i 296,50 del 2022 (+1,31 euro), mentre sei persone in 140 metri quadrati spenderanno 323,51 euro contro i 322,09 del 2022 (+1,42 euro). Stessi aumenti percentuali, ma ben più alti in termini assoluti, per le imprese. Un’attività commerciale che oggi di Tari spende attorno ai 2.500 euro dovrà mettere in preventivo di sborsare 11 euro in più nel 2023.
“Ma dieci anni fa ne spendeva quasi 50 in più rispetto a oggi. E lo stesso vale per le famiglie”, sottolinea Castellari, sostenuto in questa ricostruzione dai tecnici comunali e dall’assessora all’Ambiente, Elisa Spada, che giustifica il calo dei costi con la “diminuzione della raccolta indifferenziata dei rifiuti”. Da qui l’attacco all’opposizione. E in particolare al centrodestra, che nei giorni scorsi attraverso Lega e Fratelli d’Italia aveva contestato il mini-balzello. “Non vorrei che si lanciassero falsi allarmi – prosegue il vicesindaco –. Gridare agli aumenti per spaventare le persone non è onesto. Ci sarà un anno in cui il blocco post-Covid verrà meno. E dunque dovremo guardare davvero agli adeguamenti, considerando che l’inflazione a dicembre era dell’11%”.
Parole che non piacciono a Nicolas Vacchi (FdI): “Non passa giorno senza che questa amministrazione ci riservi delle sorprese. Non vuole sentire parlare di aumenti per importi che crescono di una decina di euro all’anno, ma poi sottolinea il calo tariffario di 50 euro nel giro di un decennio… In realtà, mentre la Giunta pensa ai prossimi rincari, già questi rischiano di pesare in maniera sensibile sulle aziende”.