Il numero esatto degli Imolesi in lista d’attesa per interventi chirurgici riferito al presente anno 2018 sono esorbitanti, e si accrescono ulteriormente se si contano le annate precedenti.
Si tratta di 1141 persone per il solo 2018, che salgono a 1171 in totale, che stanno aspettando interventi di chirurgia generale (313 pazienti in attesa), ostetricia e ginecologia (118), urologia (204), ortopedia (203), otorino (284), oculistica (35), cardiologia (14).
A nostro giudizio, sono numeri veramente esagerati se si pensa che l’Azienda Sanitaria di Imola ha un bacino d’utenza corrispondente indicativamente al circondario Imolese (150.000 utenti).
Questi dati ci preoccupano e ci consentono di fare alcune riflessioni in ordine allo spinoso argomento “sanità”.
Anzitutto, sembra che si sia assistendo a un ribaltamento fra ente sanitario e cittadino, per cui sembra che non sia la sanità al servizio del cittadino, ma che sia il cittadino a servizio della sanità.
In secondo luogo, che si stiano trattando le persone come mere pratiche numeriche, in un ambito essenziale della vita: per l’ASL uno fra quei 1171 interventi in standby è solo “uno fra tanti”, ma per il singolo cittadino quello che sta attendendo da mesi, se non da anni, è “l’intervento della vita”, poiché, sia esso urgente o meno, è condizione indispensabile per il miglioramento del suo status di salute. Questo atteggiamento aziendalistico, che pare intravedersi, deve essere assolutamente rifiutato e censurato a favore di una sanità pubblica al servizio del paziente e delle sue esigenze, compatibilmente alle risorse pubbliche, per le quali ci vorrebbero meno sprechi in burocrazia e più investimenti nel soccorso, nella medicina e nel supporto agli ammalati. L’allocazione delle risorse va assolutamente rivista.
In terzo luogo, si evince che, dati alla mano, vi è un intasamento delle liste di attesa, pertanto non è sempre vero che per quanto riguarda le ASL “grande è bello”. Non sarà sempre verificato nel futuro prossimo che le “fusioni” fra ASL o, come si preferisce chiamarle, le “integrazioni” potranno essere sempre efficaci ed efficienti, specie quando si assiste a risultati che sembrano diminutivi e semplificatori.
Giá da tempo, abbiamo offerto la nostra prospettiva sul tema sanità, e perché non si venga a dire che facciamo solo politica “di protesta”, ecco di seguito la nostra politica di “proposta”.
Le nostre già note proposte sono varie. Anzitutto, è fondamentale ridurre i tempi delle liste d’attesa, e contemporaneamente aumentare il numero di posti letto dell’ospedale S. Maria della Scaletta, provvedere alle nomine tempestive dei nuovi primari per i reparti vacanti, restituire dignità al personale medico e infermieristico sempre più spesso penalizzato con turni difficili, da ultimo, rivedere totalmente la politica con cui vengono destinate le risorse pubbliche per la Sanità: risorse economiche meglio collocate, incideranno anche e soprattutto su queste liste d’attesa. Questi accorgimenti sicuramente sarebbero il modo migliore per combattere questa situazione d’attesa.
Si sta parlando della salute e della vita delle persone: occorre reagire al più presto.
Nicolas Vacchi
Vicecommissario provinciale FI
Delegato al coordinamento del circondario Imolese